Carissimi
lettori,
Come avrete già
capito dal titolo, ho letto questo libro di recente e sto cercando di parlarvi
delle mie impressioni. Ma cosa potrei dire su un libro tanto sofferto e tanto concreto?
È sufficiente raccontarvi che questo è il primo libro da anni che io leggo con
una matita in mano per prendere appunti e segnarmi tutti i momenti chiave?
Questo non è un libro leggero e leggerlo sarà una esperienza dolorosa che vi
cambierà la vita. È straziante leggerlo perché è molto realistico ma è anche un
libro edificatore per l’integrità di una persona. Per coloro che non conoscono
l’autore, Primo Levi o il libro “Se questo è un uomo”, vi devo dire che
l’autore ha scritto questo libro dopo che fu deportato e imprigionato nel campo
di concentramento ad Auschwitz durante la seconda guerra mondiale. Primo Levi
era un ebreo italiano non religioso, catturato nell’Italia fascista perché
partigiano. Fu deportato poi in uno dei campi di concentramento di Auschwitz
insieme ad altri 95 italiani ebrei del convoglio 174 000 di cui solo 29
arrivarono al mese di ottobre. Il 22 febbraio 1944 insieme a lui arrivarono ad
Auschwitz 650 ebrei italiani, uomini, donne e bambini e lui fu uno dei solo 20
sopravvissuti, gli altri persero la vita per la fame, le malattie, scarse
condizioni e nelle camere a gas. Scrisse questo romanzo subito dopo la
liberazione finché aveva ancora fresche nella memoria le esperienze e la
sofferenza vissuta e nonostante il dolore fisico, la paura di morire, la fame,
le malattie, le derisione e l’annientamento psicologico, nelle sue parole non
si sente l’odio o la rabbia ma solo il dolore e la tristezza. In questo libro
Primo Levi vuole solo raccontare, testimoniare perché la gente non dimenticasse
ed eventi come questi non si ripetessero in futuro. Nel lager ha sofferto il
freddo, la sete, la fame, ha patito i dolori delle percosse fisiche, l’umiliazione
di vedersi strappare i vestiti, rasare i capelli e cancellare il nome e ha
lottato per un pezzo di pane perché la legge dei lager dice: “mangia il tuo
pane, e, se puoi, quello del tuo vicino”.
Parlerò adesso
dei momenti memorabili di questo libro, ce ne sono tanti ma io sceglierò quelli
di maggior impatto solo per farvi capire l’importanza di questo libro. In
questo libro si parla dell’organizzazione del lager e dei detenuti. Nei lager
c’erano 3 categorie di detenuti, gli ebrei a cui veniva assegnata come simbolo
la stella di Davide e che erano l’ultima categoria di detenuti e molto spesso
venivano mandati direttamente nelle camere a gas almeno non fossero ebrei
economicamente utili (ne parlerò di questo più tardi), i detenuti politici ai
quali veniva assegnato come simbolo un cerchio rosso e che il più spesso delle
volte avevano alloggi diversi da quelli degli altri detenuti e finalmente i
criminali e i trasgressori in generale, tedeschi o dei paesi occupati,
designati con il simbolo del triangolo verde e a cui veniva assegnato il
compito di sorvegliare e comandare nei lager sugli altri detenuti. Oltre a
queste categorie nei lager venivano detenuti anche i zingari, gli omosessuali,
e i prigionieri di guerra. Memorabili la frasi di Levi che descrivono questa
situazione: “è nel normale ordine delle cose che i privilegiati opprimano i non
privilegiati: su questa legge umana si regge la struttura sociale del campo”
perché nella “lotta per sopravvivere […] ognuno è disperatamente
ferocemente solo”, “chi è temuto è ipso facto un candidato a sopravvivere” e in
conclusione la legge è che «a chi ha, sarà dato; a chi non ha, a quello sarà
tolto». Un altro momento di grande impatto in questo libro è il momento in cui
Levi parla delle selezioni per le camere a gas. I lager erano sovrappopolati, i
detenuti dormivano due per ogni cuccetta per non parlare della scarsità del
cibo e visto che nuovi detenuti arrivavano in continuazione, alcuni detenuti
dovevano essere sterminati nelle camere a gas e poi bruciati nei crematori per
fare spazio ad altri disgraziati che avrebbero visto la stessa sorte con il
tempo. Per scegliere i detenuti da eliminare, venivano organizzate queste
selezioni dalle truppe SS che si svolgevano in questo modo: “l’arbitro del nostro
destino è un sottufficiale delle SS” e “ognuno di noi, che esce nudo dal
Tagesraum nel freddo, deve fare di corsa i pochi passi fra le due porte davanti
ai tre, consegnare la scheda alla SS e rientrare per la porta del dormitorio.
La SS, sguardo di faccia e di schiena giudica della sorte di ognuno, e consegna
a sua volta la scheda all’uomo alla sua destra o all’uomo alla sua sinistra, e
questo è la vita o la morte di ciascuno di noi”. Le scelte non erano sempre
ovvie, di solito venivano scelti coloro che non erano più in grado di lavorare,
erano troppo malati o anziani ma spesso venivano mandati nelle camere a gas
anche giovani sani e forti saltando e dando una seconda possibilità al furbo
che poi ringraziava Dio a voce alta davanti a tutti gli altri detenuti per non
essere stato scelto lui per morire ma qualcun altro. In diversi momenti Levi
parla delle persone che accettano con dignità la morte anche quando non era
dovuta e di coloro che codardamente rubano il pane ai più deboli per
sopravvivere un altro giorno. L’ironia di queste selezioni era che i prescelti
venivano lasciati insieme agli altri detenuti per un altro giorno prima del
momento fatidico e veniva assegnata a loro una doppia razione di pane e zuppa
come consolazione presumo. Ed ecco come i selezionati, sapendo comunque di
morire, andavano a morte, sazi per la prima volta. L’ultimo momento di grande
impatto di cui vorrei parlare è il momento in cui Primo Levi parla della morte
della piccola Emilia, una bambina di soli 3 anni che come la maggior parte dei
bambini deportati, finì nelle camere a gas. “Così morì Emilia, che aveva tre
anni; poiché ai tedeschi appariva palese la necessità storica di mettere a
morte i bambini degli ebrei. Emilia, figlia dell’ingegnere Aldo Levi di Milano,
che era una bambina curiosa, ambiziosa, allegra e intelligente”.
Primo Levi ammette che è stato puramente un caso che lui
sia sopravvissuto alle selezioni e ai lager. È stato decisamente aiutato dal
fatto che fu catturato verso la fine della guerra, in un momento in cui i
tedeschi si trovavano in grosse difficoltà e avevano bisogno più che mai di
mano d’opera. “In meno di dieci minuti tutti noi uomini validi fummo radunati
in un gruppo.” In questo modo i tedeschi hanno trasformato il loro nemico
numero uno in “schiavi, privi di ogni diritto” utilizzati per far funzionare
ancora la macchina di guerra tedesca. Gli ebrei scelti per lavorare nei lager
erano considerati ebrei economicamente utili.
La versione del libro che ho letto io, casa editrice
Einaudi 2019, contiene anche un’appendice che Primo Levi ha scritto nel 1976
per rispondere alle domande rivolte dai suoi lettori. Ho trovato molto utile
questo appendice e sono contenta di vedere e capire la qualità e la natura
delle domande che sono state fatte. Consiglio quindi di leggere anche questo
appendice nel caso compraste questa versione del libro o comunque una versione
che comprende anche questo segmento. Vorrei menzionare solo alcuni frammenti di
questo appendice in quanti li trovo edificanti. Per esempio Primo Levi spiega e
discute la differenza fra nazismo e comunismo, fra i gulag sovietici e i lager
tedeschi sottolineando che è facile rappresentarsi un socialismo senza campi di
concentramento ma è impensabile immaginare un nazismo senza i lager. Nei
periodi più duri, nei campi dell’Unione Sovietica la mortalità si aggirava
intorno al 30% ed era causata dalla penuria delle risorse e dalle malattie
mentre nei lager tedeschi la mortalità si aggirava intorno al 90 -98% perché
nei lager tedeschi “si entrava per non uscirne.” Nel suo libro non c’è traccia
di oddio verso il popolo e le persone che le hanno fatto tanto male e quando li
viene chiesto se potrebbe mai perdonare tutti questi soprusi, lui risponde che
non lo ha fatto e non lo farà finche i colpevoli non ammetteranno la loro colpa
e non condanneranno il regime che li ha spinti ha fare tutto ciò. Ho trovato
molto interessante anche il momento in cui lui parla dei civili e del popolo
tedesco che si era dichiarato ignaro davanti a tutti questi abusi. Un popolo
che lavorava comunque nel e per il sistema nazista, un popolo che vedeva
sparire tutti i suoi vicini ebrei senza mai ritornare lo porta alla conclusione
che “la maggior parte dei tedeschi non sapevano perché non volevano sapere” e
che “chiudendosi la bocca, gli occhi e le orecchie, egli si costruiva
l’illusione di non essere a conoscenza”.
Devo confessare che questo sia stato il più edificante,
illuminante e migliore romanzo che io abbia mai letto finora. Non credo di
avere le parole giuste per descriverlo o per spiegare cosa si può avvertire,
sentire o pensare a leggere questo libro ma vi posso dire che non potete e non
dovete mancare di leggerlo. Questo è più che un libro, è una LEZIONE DI VITA!
Vi ringrazio per avermi accompagnata anche in questa
avventura e per aver dedicato il vostro prezioso tempo a leggere il mio
articolo. Vi saluto e vi lascio riflettere su una delle tante frasi
irreprensibili di questo libro.
“viene infatti considerato tanto più civile un paese,
quanto più savie ed efficienti vi sono quelle leggi che impediscono al misero
di essere troppo misero, e al potente di essere troppo potente.”
ENGLISH
Dear readers,As you may have already understood from the
title, I read this book recently and am trying to share with you my
impressions. But what could I say about a book so suffered and so
down-to-earth? Is it enough to tell you that this is the first book in years
that I read with a pencil in my hand to take notes and mark all the key
moments? This is not an easy book and reading it will be a painful
life-changing experience. It is heartbreaking to read it because it is very
realistic but it is also an edifying book for the integrity of a person. For
those who do not know the author, Primo Levi or the book "If this is a
man", I must tell you that the author wrote this book after he was
deported and imprisoned in a concentration camp in Auschwitz during the Second
World War. Primo Levi was an Italian non-religious Jew, captured in fascist
Italy because he was a partisan. He was then deported to one of the
concentration camps of Auschwitz together with 95 other Italian Jews of the
convoy 174 000 of which only 29 arrived in the month of October. On February
22, 1944 with him other 650 Italian Jews, men, women and children arrived in
Auschwitz and he was one of only 20 survivors, the rest lost their lives from
hunger, diseases, poor conditions and in gas chambers. He wrote this novel
immediately after his release while his experiences and sufferings were still
fresh in his memory and despite the physical pain, the fear of dying, hunger,
disease, derision and psychological annihilation, in his words he does not feel
hatred or anger but only pain and sadness. In this book Primo Levi just wants
to tell, testify so that people doesn't forget and events like these won't
happen again in the future. In the concentration camp he suffered the cold,
thirst, hunger, underwent the pains of physical beatings, the humiliation of
having his clothes torn, his hair shaved off and his name canceled and he
fought for a piece of bread because the law of the camps says: "eat your
bread, and, if you can, that of your neighbor".
I will now talk about the memorable moments of this book,
there are so many but I will choose the ones with the greatest impact just to
make you understand the importance of this book. In this book it is discussed
the organization of the concentration camp and of the prisoners. In the camps
there were 3 categories of prisoners, the Jews who were assigned the star of
David as a symbol and who were the last category of prisoners and very often
were sent directly to the gas chambers unless we talk about the economically
useful Jews (I will talk about this later), political prisoners who were
assigned a red circle as a symbol and who veryn often had housing different
from other prisoners and finally criminals and offenders in general, German or
citizens of the occupied countries, designated by the symbol of the green
triangle and to which was assigned the task of supervising and commanding the
other prisoners in the camps. In addition to these categories, gypsies,
homosexuals, and prisoners of war were also detained in the camps. Levi's
phrases describing this situation are memorable: "it is in the normal
order of things that the privileged oppress the non-privileged: the social
structure of the camp is based on this human law" because in the
"struggle to survive [...] everyone is desperately ferociously alone
"," those who are feared are ipso facto a candidate to survive
"and in conclusion the law states that" to those who have, it will be
given; to those who do not have, it will be taken away ». Another moment of
great impact in this book is the moment when Levi talks about the selections
for the gas chambers. The camps were overpopulated, the inmates slept two for
each berth not to mention the scarcity of food and since new inmates continued
to arrive, some inmates had to be exterminated in the gas chambers and then
burned in the crematoriums to make room for other unfortunate people who would
have seen the same fate with time. To select the detainees to be eliminated,
these selections were organized by the SS troops which took place in this way:
"the arbiter of our destiny is a non-commissioned officer of the SS"
and "each of us, who comes out naked from the Tagesraum in the cold, must
do running the few steps between the two doors in front of the three men, hand
over the card to the SS and go back through the dormitory door. The SS, looking
from front to back, judges the fate of each one, and in turn gives the card to
the man on his right or to the man on his left, and this is the life or death
of each of us. " The choices were not always obvious, usually those who
were no longer able to work were chosen, those who were too sick or elderly but
often healthy and strong young people were also sent to the gas chambers,
skiping and giving a second chance to the sneaky one who then thanked God out
loud before all the other inmates for not being chosen to die but someone else.
On several times Levi talks about people who accept death with dignity even
when it was not their moment and about those who cowardly steal bread from the
weakest to survive another day. The irony of these selections was that the
chosen ones were left together with the other prisoners for another day before
the fatal moment and a double ration of bread and soup was assigned to them as
a consolation I presume. And here is how the selected ones, knowing that they
were dying, went to death, satiated for the first time. The last moment of
great impact that I would like to talk about is the moment when Primo Levi
talks about the death of little Emilia, a 3-year-old girl who, like most of the
deported children, ended up in the gas chambers. “So died Emilia, who was three
years old; for the Germans saw the obvious need to put Jewish children to
death. Emilia, the daughter of the engineer Aldo Levi of Milan, who was a
curious, ambitious, cheerful and intelligent child ".Primo Levi admits
that it was purely a coincidence that he survived the selections and camps. He
was definitely helped by the fact that he was captured towards the end of the
war, at a time when the Germans were in great difficulty and needed more
workforce than ever. "In less than ten minutes all of us good men were
assembled into a group." In this way the Germans transformed their number
one enemy into "slaves, deprived of all rights" in order to make
function the German war machine again. The Jews chosen to work in the camps
were considered economically useful Jews.
The version of the book I read, 2019 Einaudi publishing
house, also contains an appendix that Primo Levi wrote in 1976 to answer the
questions asked by his readers. I found this appendix very useful and I am
happy to see and understand the quality and nature of the questions that have
been asked. I therefore recommend that you also read this appendix if you
bought this version of the book or at least a version that also includes this
segment. I would like to mention only a few fragments of this appendix simply
because I find it edifying. For example Primo Levi explains and discusses the
difference between Nazism and communism, between the Soviet gulags and the
German concentration camps, underlining that it is easy to represent a
socialism without a detention camp but it is unthinkable to imagine a Nazism
without the concentration camps. In the harshest periods, mortality in the
camps of the Soviet Union was around 30% and was caused by a shortage of
resources and by diseases, while in German concentration camps mortality was
around 90 -98% because in German concentration camps “we entered so as not to
get out of it. ” In his book there is no trace of hatred towards the nation and
the people who have hurt him so much and when asked if he could ever forgive
all these abuses, he replies that he did not and will not do it until the
guilty ones admit their wrong doing and condemn the regime that pushed them to
do all this. I also found very interesting the moment when he talks about
civilians and the German people who had declared themselves ignorant of all
these abuses. A people that worked in and for the Nazi system, a nation that
saw all their Jewish neighbors disappear without ever returning, take him to
the conclusion that "most Germans didn't know why they didn't want to
know" and that "closing their mouths, eyes and ears, they built the
illusion of not being aware. "
I must confess that this was the most edifying, illuminating
and best novel I have ever read so far. I don't think I have the right words to
describe it or to explain what you can apprise, feel or think when reading this
book, but I can tell you that you cannot and must not fail to read it. This is
more than a book, it is a LIFE LESSON!
I thank you for accompanying me on this adventure and for
taking your precious time to read my article. I greet you and let you reflect
on one of the many irreproachable sentences in this book.
" actually, a country is considered all the more civil,
the wiser and more efficient there are those laws that prevent the miserable
from being too miserable, and the powerful from being too powerful."