Ciao carissimi
lettori,
Oggi vi vorrei
parlare di un libro insolito, un libro che mi ha sorpreso piacevolmente con il
suo filo narrativo e con la capacità straordinaria dell’autore di integrare e
descrivere un concetto poco conosciuto. Il libro è Aprile spezzato dello
scrittore albanese Ismail Kadare e l’argomento principale di questo libro è il
Kanun, cioè il più importante codice di diritto consuetudinario albanese,
codice che regolava la vita degli albanesi nelle zone montuose prima
dell’avvento del comunismo. L’autore descrive maestosamente i diversi concetti
del Kanun attraverso i suoi personaggi, soffermandosi ad analizzare gli aspetti
positivi nonché negativi attraverso le azioni compiute dai personaggi e
attraverso i loro discorsi. I personaggi principali sono Gjorg Berisha, un
giovane montanaro, tenuto a riscattare il sangue del fratello Mehill e quindi
attore primordiale nella faida, il padre di Gjorg che in questa storia ha il
ruolo di padrone del sangue e guardiano del Kanun nella famiglia Berisha,
Besian Vorpsi, uno scrittore e appassionato conoscitore delle leggi del Kanun
che decide di regalare a sua sposa un viaggio fra le montagne dell’Albania e
condividere con lei tutte le sue conoscenze su queste antiche tradizioni
durante il viaggio di nozze e Diana Vorpsi, la sposa, la moglie di Besian, una
donna bella come una fata, con occhi chiari e capelli castani o nocciola che
durante questo viaggio scopre un amore inaspettato. Non potrei tralasciare di
menzionare Mark Ukaçjerra, l’intendente del sangue,
cioè colui che incassa l’imposta del sangue, un’imposta che ogni gjakes
(assassino riscattatore del sangue) deve al principe e alla kulla di Orosh.
Ogni personaggio
ha il suo ruolo nel raccontare il kanun e grazie ad ognuno di loro conosciamo e
comprendiamo un lato nuovo del kanun. La bellezza della narrazione di Kadare
sta proprio nel fatto che racconta un aspetto da diversi punti di vista e
permette di guardare una cosa da più prospettive e decidere in autonomia che
opinione farsi e se trovare giusto o sbagliato un elemento. Grazie a Gjorg,
abbiamo un’immagine molto ampia riguardate i concetti di faida, antica lotta
fra le famiglie che nei casi in cui è stato versato sangue, questo va
riscattato, la besa, cioè la tregua di 24 ore e di un mese che la famiglia del
morto offre a colui che l’ha ucciso prima di cacciarlo, il rispetto che ogni
gjakes deve alla sua vittima e quindi avvisare prima di sparare e girare il
morto sulla schiena appoggiandoli accanto il fucile e le punizioni previste per
coloro che trasgrediscono la besa oppure il kanun. Questa parte mi ha fatto
comprendere meglio quanto fosse unita la famiglia albanese in quanto la
famiglia è la prima che punisce il trasgressore e molto spesso subisce insieme
a lui le punizioni più severe nei casi i cui le trasgressioni sono molto gravi.
Ho scoperto grazie a questo libro e ai suoi personaggi che il kanun non si
limita a regolare solo il discorso faide ma copre tutti gli aspetti della sua
società. Gjorg e Besian descrivono molto bene il modo in cui questo antico
codice trattava le tematiche del matrimonio, dei figli, della proprietà, dei
funerali, il ruolo della donna nella famiglia o dell’ospite in una casa.
Confesso che scoprire certe cose mi ha sorpreso come mi ha sorpreso molto anche
scoprire che nei casi in cui le persone non riescono ad arrivare ad accordi, si
rivolgono agli anziani e a dei mediatori che in questi casi emettono delle vere
e proprie sentenze. Per quanto riguarda il ruolo di una donna nella cultura
albanese del secolo scorso, qui abbiamo a che fare con un vero e proprio
scisma. Mentre nella società cittadina, le donne avevano più o meno lo stesso
ruolo che in qualsiasi altro paese civilizzato europeo/occidentale all’inizio
del ‘900, nell’altopiano albanese e nelle società montanare le donne
ricoprivano dei ruoli marginali. Nell’ultima situazione le donne non avevano
ruoli decisionali, le loro opinioni cominciavano ad essere prese in
considerazione solo dopo aver passato una certa età, non partecipavano alle
faide e non avevano parola in merito ai riscatti o ai figli che regalavano a
queste tradizioni. Ho trovato memorabile il discorso interiore che Mark Ukaçjerra
fa sulla tema donne. Per lui le donne sono delle streghe che non possono stare
nella stessa stanza insieme agli uomini e soprattutto le donne che arrivavano
dalla città, “donne agghindate”, che viaggiavano in carrozze oscillanti e
vivevano senza onore perché venivano accompagnate e servite da uomini che di
uomini avevano solo il nome. È interessante notare anche come Mark accosta il
concetto di femminilità alle terre coltivate. Per lui le terre coltivate e
quindi terre delle famiglie che devono riscattare il sangue perché qualcuno
nella loro famiglia è stato ucciso, hanno qualcosa di vergognoso perché la loro
morbidezza da femmina faceva schifo mentre le terre incolte e quindi terre
degli gjakes che devono sangue, terre deserte, aride, coperte da erbacce,
simili alla barba di un uomo, lo commuovevano. Ecco perché l’apparizione di
Diana in questo paesaggio è simile ad un cataclisma. Come personaggio non
contribuisce molto a farci scoprire il kanun in quanto lei stessa ne è ignara
ma le sue domande e le opinioni espresse ci fanno guardare questo codice anche
da un altro punto di vista, cioè quello della logica, della razionalità aggiungendo
anche la componente affettiva che una società maschile aveva vietato. La sua
presenza sconvolge tutti, soprattutto il montanaro che l’ha incontrata e l’ha
intravista solo per qualche secondo dopo aver saldato l’imposta di sangue e
contribuisce dunque a velocizzare un finale già prevedibile ormai.
Ho trovato
magnifiche le descrizioni delle case fortificate dell’altopiano albanese, le
kulle, veri e propri nidi dove le famiglie tramandano le loro tradizioni e si
prendono cura che ognuno faccia la sua parte. Sopra tutti questi nidi si erge
imponente la kulla di Orosh al pari di un castello principesco in quanto i loro
abitanti sono i principi di queste genti. Un altro elemento sui cui vorrei
soffermarmi per analizzarlo e cogliere le diverse sfumature è il modo in cui i
giovani gjakes percepiscono e guardano la morte. Di fronte alle domande che
riguardano il momento in cui ha commesso l’omicidio, Gjorg si ritrova ad
analizzare quel momento come la sua unica proprietà al mondo. Non potrà avere
una famiglia o costruire una casa in quanto dopo l’omicidio il suo destino è
segnato, dovrà fuggire, nascondersi in una torre di clausura o morire quindi
l’unica cosa che ha costruito nella sua vita, è stata la morte. La riflessione
finale degli gjakes è che il kanun li costringe praticamente a suicidarsi, a
stabilire una data approssimativa per la loro morte e annunciarla a tutti
attraverso la benda nera che devono indossare sul braccio. Il titolo aprile
spezzato si riferisce alle vite spezzate, si potrebbe chiamare marzo, giugno
oppure ottobre spezzato come le vite di tutti gli uomini che partecipano ad una
faida di sangue e che vedono spezzarsi gli anni, i mesi e i giorni delle loro
vite nel momento in cui premono il grilletto.
In sintesi,
questo romanzo offre uno sguardo su un tempo passato, su abitudini e tradizioni
che hanno contribuito a formare un popolo, una storia. Con questo romanzo lo
scrittore, Ismail Kadare si è guadagnato un posto nell’élite della società
letteraria europea.
ENGLISH
Hello dear readers,
Today I would like to talk to you about an unusual book, a
book that pleasantly surprised me with its narrative thread and with the
author's extraordinary ability to integrate and describe a little known
concept. The book is Broken April by the Albanian writer Ismail Kadare and the
main topic of this book is the Kanun, that is the most important code of
Albanian customary law, a code that regulated the life of Albanians in the
mountainous areas before the advent of communism. The author majestically
describes the different concepts of the Kanun through his characters, pausing
to analyze the positive and negative aspects through the actions performed by
the characters and through their dialogues. The main characters are Gjorg
Berisha, a young mountaineer, required to redeem the blood of his brother
Mehill and therefore a primordial actor in the feud, the father of Gjorg who in
this story has the role of master of the blood and guardian of the Kanun in the
Berisha family, Besian Vorpsi, a writer and passionate connoisseur of the laws
of Kanun who decides to give his bride a trip to the mountains of Albania and
share with her all his knowledge about these ancient traditions during the
honeymoon and Diana Vorpsi, the bride, Besian's wife, a woman as beautiful as a
fairy, with light eyes and brown or hazel hair who discovers an unexpected love
during this journey. I could not fail to mention Mark Ukaçjerra, the steward of
blood, that is, the one who collects the blood tax, a tax that every gjakes
(blood ransom killer) owes to the prince and the kulla of Orosh.
Each character has its role in telling the kanun and thanks
to each of them we know and understand a new side of the kanun. The beauty of
Kadare's narrative lies precisely in the fact that it tells an aspect from
different points of view and allows you to look at something from multiple
perspectives and decide independently what opinion to make and whether to find
an element right or wrong. Thanks to Gjorg, we have a very broad image
regarding the concepts of feud, an ancient fight between families that in cases
where blood has been shed, this must be redeemed, the besa, that is the truce
of 24 hours and one month that the family of the dead man offers to the one who
killed him before hunting him, the respect that every gjakes owes to his victim
and therefore warn before shooting and turn the dead man on his back by placing
the gun next to him and the punishments provided for those who transgress the
besa or the kanun. This part made me understand better how united the Albanian
family was as the family is the first to punishes the transgressor and very
often undergoes the most severe punishments with him in cases where the
transgressions are very serious. I discovered thanks to this book and its
characters that the kanun doesn't just regulate feuding but covers all aspects
of its society. Gjorg and Besian describe very well the way in which this
ancient code dealt with the issues of marriage, children, property, funerals,
the role of the woman in the family or the guest in a home. I confess that
discovering certain things surprised me as I was also very surprised to
discover that in cases where people failed to reach agreements, they turned to
the elderly and mediators who in these cases issued real sentences. As for the
role of a woman in the Albanian culture of the last century, here we are
dealing with a real schism. While in urban society, women had more or less the
same role as in any other European / Western civilized country at the beginning
of the 1900s, in the Albanian plateau and in mountain societies, women held
marginal roles. In the latter case, women did not have decision-making roles,
their opinions began to be taken into consideration only after a certain age,
they did not participate in the feuds and had no word about the ransoms or the
children they gave to these traditions. I found Mark Ukaçjerra's inner speech
on the subject of women memorable. For him, women are witches who cannot stay
in the same room with men and especially women who arrived from the city,
"dressed up women", who traveled in swinging carriages and lived
without honor because they were accompanied and served by men that were men
only by name. It is also interesting to note how Mark approaches the concept of
femininity with cultivated lands. For him the cultivated lands and therefore
the lands of the families who have to redeem the blood because someone in their
family was killed, have something shameful because their feminine softness was
despicable while the uncultivated lands and therefore lands of the gjakes that
owe blood, lands deserted, arid, weedy, like a man's beard, those lands moved
him. This is why Diana's appearance in this landscape is similar to a cataclysm.
As a character it does not contribute much to make us discover the kanun as she
herself is unaware of it but her questions and the opinions expressed make us
look at this code also from another point of view, that is that of logic, of
rationality, also adding the affective component that a male society had
banned. Her presence shocks everyone, especially the mountaineer who met her
and glimpsed her only for a few seconds after having paid the blood tax and
thus contributes to speeding up an already predictable ending.I found
magnificent the descriptions of the fortified houses of the Albanian plateau,
the kulle, real nests where families pass down their traditions and take care
that everyone does their part. Above all these nests stands the kulla of Orosh
imposing like a princely castle as their inhabitants are the princes of these
people. Another element I would like to focus on to analyze it and grasp the
different nuances is the way in which young gjakes perceive and see death.
Faced with the questions surrounding the moment he committed the murder, Gjorg
finds himself analyzing that moment as his only property in the world. He will
not be able to have a family or build a house because after the murder his fate
is sealed, he will have to flee, hide in a cloistered tower or die so the only
thing he built in his life was death. The final reflection of the gjakes is
that the kanun practically forces them to commit suicide, set an approximate
date for their death and announce it to everyone through the black bandage they
must wear on their arm. The title, Broken April, refers to the broken lives, it
could be called Broken March, June or October like the lives of all the men who
participate in a blood feud and who see the years, months and days of their life
shattered in the moment they pull the trigger.
In summary, this novel offers a glimpse of a past time, of
habits and traditions that have contributed to forming a people, a history.
With this novel the writer, Ismail Kadare has earned a place among the elite of
European literary society.
Disclaimer e premesse / Disclaimer and premises
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