Ciao carissimi
lettori,
Come avrete già
capito dalle foto, ho letto questo libro molto tempo fa, cominciando dai tempi
del lockdown in primavera quando mi dilettavo a prendere il sole sulla terrazza
e finendo con i tempi delle prime uscite consentite senza varcare i confini
della regione. Perché aspettare tanto a recensire questo libro mi chiederete
voi? Beh, la risposta è semplice, perché sono stata molto combattuta, fra la
mia ammirazione per questa grande scrittrice italiana che avevo elogiato e
amato tantissimo nel libro Insciallah e il terrore, la delusione e lo
sconcertamento che mi aveva provocato quest’ultima lettura.
Comincio
valutando il titolo e devo dire che per quello che questo libro contiene,
l’utilizzo della parola RABBIA è azzeccato. Mi è dispiaciuto non aver trovato
altrettanto orgoglio in modo da poter assaporare almeno una gamma più complessa
di emozioni. Ritornando all’elemento principale, nonché elemento chiave di
questo libro, la rabbia è il personaggio principale di questa creazione. Posso
capire i meccanismi che hanno originato questa rabbia, l’attacco alle Torri
Gemelle a New York nel settembre del 2001, causalità che hanno sconvolto tutto
il mondo, ma trovo nondimeno volutamente esagerata la reazione della signora
Fallaci. Il suo libro e la sua rabbia designa come colpevole di questo
spregevole atto un popolo intero, una cultura completa facendo come quel saggio
proverbio dice di non fare “di tutta l’erba un fascio”. Trovo giusto voler
punire i colpevoli, trovo giusto voler smascherare le organizzazioni che hanno
portato a tutto questo e che la signora Fallaci in quanto giornalista
investigativa sa fare benissimo ed è proprio per questo che mi domando perché
non ha cercato di portare meglio all’attenzione del mondo questi fatti senza
diventare un sordido opinionista come possiamo trovare oggigiorno in ogni
angolo e in ogni trasmissione televisiva. La sua rabbia va oltre gli effetti
causati da queste disgrazie e finisce per rinnegare qualsiasi contributo che
gli antennati di diversi popoli che hanno in comune un solo credo religioso,
abbiano dato all’umanità. Io trovo questo atteggiamento molto ingiusto e credo
che il propagarsi di questo atteggiamento troverà presto altri nemici e
chiunque volesse denigrare e cancellare dalla faccia della terra un popolo, una
cultura per il suo credo religioso, il colore della sua pelle, le scelte
politiche nonché i reati di pochi, partirà dal rinnegare gli antennati e i
meriti dei tanti. Abbiamo già visto questo fenomeno messo in pratica dai
nazisti, dai comunisti e persino dalle fazioni radicali che hanno distrutto
Palmira, Aleppo, Hatra e lo abbiamo visto anche quest’anno a febbraio nei
discorsi del presidente Donald Trump. Non c’è niente di più disumano del
desiderio di cancellare le tracce e le creazioni di altri prima di noi, perché
queste creazioni e queste tracce sono indifese e noi perdiamo l’ultima
reminiscenza di umanità manifestando il nostro potere davanti a elementi che
non possono rispondere o difendersi in alcun modo.
Io comprendo il
suo dolore e sono sicura che tanti hanno condiviso e sentito questo dolore
anche se non sono stati partecipi, ma non dobbiamo permettere alla rabbia di sopraffare
in nostro dolore. Perché la rabbia porta all’odio e sappiamo molto bene tutti a
cosa porta quest’ultimo.
Capisco che ha
scritto questo libro d’istinto, in un momento di grande sofferenza e sono
convinto che se avesse aspettato e lo avesse riletto fra qualche mese o qualche
anno il libro avrebbe avuto un aspetto completamente diverso. Ma non essendo
una testimonianza, non essendo lei che abbia subito direttamente quelle
atrocità non posso neanche valutarla come un libro del dolore. Ho letto
testimonianze di persone che sono sopravvissute all’Auschwitz è che ne
serbavano meno rabbia e rancore, libri di persone che hanno affrontato
l’umiliazione, la cancellazione, la derisione e che sono uscite fuori da
vincenti sulla malvagità e da guerriere contro le discriminazioni. La rabbia è
naturale per noi uomini ma la rabbia va domata altrimenti ci degrada ad una
semplice condizione animale.
Subito dopo aver
letto questo libro io stessa ero invasa da un sentimento di sconforto e di rabbia
ma ho preferito aspettare, calmare l’impeto e riflettere su quello che avrei
voluto dire. Riflettere perché non avrei voluto recare alcun danno alla memoria
di questa grandissima scrittrice, che fino a questo libro avevo letto con
grande piacere e che leggerò ancora volentieri. Ma soprattutto non avrei voluto
lasciare nell’impeto del momento uno scritto che più avanti, come sta
succedendo adesso con le parole della signora Fallacci, sarebbe stato
interpretato male, citato male da coloro che per giustificare le loro azioni e
atteggiamenti deplorevoli rivendicano le opinioni di Oriana Fallaci e le
utilizzano per creare demagogia.
Nota 31.10.2020 :
Questa recensione ha subito un ulteriore rimando in quanto nonostante io
l’avessi redatta al mese agosto, avevo in mente di pubblicarla alla fine del
mese di ottobre. Purtroppo come ben ricordiamo tutti, quel periodo fu
annebbiato dagli attacchi a Nizza e in altre località francesi, dove alcuni
individui attaccarono e uccisero senza motivo delle persone innocenti. Persone
che non avevano fatto alcun male a loro o ai loro cari, persone che avevano
come unica colpa il fatto di essere nati in un paese che aveva avuto scontri
con l’Islam. Detto ciò, io conservo e ribadisco tutto quello che ho scritto
precedentemente e scelgo di rimandare la pubblicazione di questa recensione
semplicemente perché in questo momento gli spiriti sono molto infiammati e
vorrei dare la possibilità a coloro che leggono questa recensione di valutarla
con gli occhi della mente e non solo con il fuoco che è giusto che divampi nel
loro cuore in questo momento.
Hello dear readers,
As you may have already understood from the photos, I read
this book a long time ago, starting with the lockdown in spring when I enjoyed
sunbathing on the terrace and ending with the times of the first trips allowed
without crossing the borders of the region. Why wait so long to review this
book you may ask? Well, the answer is simple, because I was very torn between
my admiration for this great Italian writer whom I had praised and loved so
much in the book Insciallah and the terror, disappointment and confusion that
this last reading had caused me.
I begin by evaluating the title and I must say that for what
this book contains, the use of the word ANGER is spot on. I was sorry I didn't
find as much pride so that I could savor at least a more complex range of
emotions. Returning to the main element, as well as the key element of this
book, the rage is the main character of this creation. I can understand the
mechanisms that gave rise to this anger, the attack on the Twin Towers in New
York in September 2001, causality that shocked the whole world, but I
nevertheless find Mrs Fallaci's reaction deliberately exaggerated. Her book
and her anger designate an entire people as guilty of this despicable act, a
complete culture, doing as that wise proverb says not to "make a bundle of
all the grass". I find it right to want to punish the guilty, I find it
right to want to unmask the organizations that led to all this and that Ms.
Fallaci as an investigative journalist knows how to do very well and that is
precisely why I wonder why she did not try to bring better to world's attention
these facts without becoming a sordid commentator as we can find nowadays in
every corner and in every television broadcast. Her anger goes beyond the
effects caused by these misfortunes and ends up denying any contribution that
the ancestors of different peoples who share a religious belief have given to
humanity. I find this attitude very unfair and I believe that the propagation
of this attitude will soon find other enemies and anyone who wants to denigrate
and erase from the face of the earth a people, a culture for its religious
belief, the color of its skin, political choices as well as crimes of few, will
start by denying the ancestry and merits of many. We have already seen this
phenomenon put into practice by the Nazis, the Communists and even the radical
factions that destroyed Palmira, Aleppo, Hatra and we saw it again this year in
February in the speeches of President Donald Trump. There is nothing more
inhumane than the desire to erase the traces and creations of others before us,
because these creations and these traces are defenseless and we lose the last
reminiscence of humanity by manifesting our power in the face of elements that
cannot respond or defend themselves in any way.
I understand her pain and I am sure that many have shared
and felt this pain even if they ere not involved directly, but we must not
allow anger to overwhelm our pain. Because anger leads to hatred and we all
know very well what the latter leads to.
I understand that she wrote this book on instinct, in a
moment of great suffering and I am convinced that if she had waited and reread
it in a few months or a few years, the book would have looked completely
different. But not being a testimony, not being she who directly suffered those
atrocities, I can't even evaluate it as a book of pain. I have read testimonies
of people who survived Auschwitz and that held less anger and resentment, books
of people who have faced humiliation, cancellation, derision and who have
emerged as winners over wickedness and warriors against discrimination. Anger
is natural for us human beings but anger must be tamed otherwise it degrades us
to a simple animal condition.
Immediately after reading this book, I myself was
overwhelmed by a feeling of discouragement and anger but I preferred to wait,
calm down and reflect on what I wanted to say. Think over because I wouldn't
wished to cause any damage to the memory of this great writer, whom I had read
with great pleasure up to this book and which I will gladly read again. But
above all I would not have wanted to leave in the rush of the moment a writing
that later, as is happening now with the words of Mrs. Fallaci, could have
been misinterpreted, misquoted by those who, to justify their deplorable
actions and attitudes, claim the opinions of Oriana Fallacci and use them to
create demagogy.
Note 31.10.2020: This review has been further postponed
because although I had written it in August, I had in mind to publish it at the
end of October. Unfortunately, as we all well remember, that period was clouded
by the attacks in Nice and other French locations, where some individuals
attacked and killed innocent people for no reason. People who had done no harm
to them or their loved ones, people whose only fault was the fact that they
were born in a country that had had clashes with Islam. That being said, I
retain and reiterate everything I wrote previously and I choose to postpone the
publication of this review simply because the spirits are very inflamed right
now and I would like to give those who read this review a chance to evaluate it
with their mind's eye and not just with the fire that is right to blaze in
their heart right now.
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