Carissimi
lettori,
Oggi recensisco
il libro L’altalena del respiro, libro che fecce vincere alla scrittrice
tedesca, nata e cresciuta in Romania, Herta Muller, il premio Nobel per la
letteratura. Vi ricordo che precedentemente ho parlato della vita di questa
autrice nel post relativo alla recensione del libro “La volpe era già il
cacciatore” e se non lo aveste ancora letto oppure se voleste solo rinfrescarvi
la memoria, QUI troverete l’articolo.
Il libro
L’Altalena del respiro parla di un evento poco conosciuto che ebbe luogo
cominciando dai paesi del blocco comunista subito dopo la fine della seconda
guerra mondiale e finendo in dolore, sofferenza e morte nei paesi de l’ex
unione sovietica. Già dal gennaio del 1945, quando la guerra non era ancora
finito ma era ormai ovvio che la Germania fosse sconfitta, “il generale
sovietico Vinogradov richiese al governo rumeno, in nome di Stalin, che tutti i
tedeschi abitanti in Romania fossero impiegati nella ricostruzione
dell’Unione Sovietica distrutta dalla guerra. Tutti gli uomini e le donne con
età compresa fra i diciassette e i quarantacinque anni furono deportati in
campi di lavoro forzato sovietici”. Questa è la postfazione del libro, che la
scrittrice scrive per spiegare meglio il contesto in cui si svolgono gli eventi
di questo libro. La madre della scrittrice fu una dei tanti deportati. Questo
libro non è un libro di fantasia ma una preziosa testimonianza in quanto il
personaggio principale Leopold Auberg viene costruito e creato attraverso i
ricordi di Oskar Pastior, anche lui deportato insieme ad altri cittadini di
origine tedesca, in carri bestiame, nei campi di lavoro dei paesi dell’ex Unione
Sovietica. Questo libro racconta le deprivazioni, la fame, il dolore, la
disperazione che Oskar Pastior condivise e che Herta Muller annottò in quattro
quaderni. Questo romanzo doveva essere un romanzo a quattro mani ma nel 2006
Oskar Pastior morì improvvisamente lasciando la scrittrice sola con i loro
manoscritti e soltanto gli abbozzi per il testo di alcuni capitoli. Da questo
punto Herta Muller procede da sola e scrive un romanzo potente con un messaggio
indimenticabile, impressionante che si guadagna l’apprezzamento della più alta
commissione letteraria. Alla forza di queste confessioni si aggiunge il
magnetismo, la metafora, la poesia e il simbolismo della narrazione di Herta
Muller e insieme creano un romanzo realistico, duro, scarno e allo stesso tempo
surreale e ossessivo. Il personaggio principale di questo libro, Leopold
Ausberg, insieme al suo alterego antagonico, “l’angelo della fame”, dipingono
le deprivazioni che la vita in un lager di lavori forzati comporta. In questo
modo scopriamo concetti come la “fame cronica”, la fame che fa ammalare di
fame, che conferisce poteri straordinari al cibo trasformandolo nel padrone
dell’uomo. La fame come una “potenza estranea” non guarda in faccia nessuno, i
compagni di stanza si rubano il pane a vicenda, un marito sottrae la minestra
alla moglie, si mangia di tutto per non morire, i resti della cucina, bucce di
patate, erba, neve e persino formiche e vermi. Solo una volta raggiunta la
felicità della bocca ci si può sperare nella felicità della mente ma nel lager
la felicità della mente non c’era mai perché nelle bocche di tutti c’era la
fame. Dopo aver visto tanti compagni di lager morire di fame, Leopold anche a
distanza di tanti anni mangia con tanto gusto per non farsi venire voglia di
morire. I rapporti di Leopold con gli altri detenuti iniziano già nel vagone
bestiame che li porta nel lager dove ogni individualità scompare e dove sono
costretti a non usare riguardi per culminare poi in una diffidenza che li fa
sospettare l’un, l’altro. In questa occasione dovrei nominare personaggi come
Trudi Pelikan, una graziosa giovane compaesana di Leopold che all’inizio viene
descritta come un fiore delicato e che mantiene il suo pudore e la sua
compostezza anche dopo essere tornata per sempre sfregiata dal lager, Tur
Prikulitsch, un detenuto come tutti gli altri ma che proprio come succedeva nei
campi nazisti viene eletto kapo e in questo ruolo egli maltratta, ruba e
sottopone a vere torture gli altri prigionieri per ottenere favori dal vero
comandante del lager, Sistvanenov. Un altro personaggio chiave è Bea Zakel,
anch’essa una detenuta del lager ma amica e poi amante di Tur Prikulitsch che
nonostante partecipi insieme a lui agli abusi sugli altri detenuti, ha un
occhio di riguardo per Leo. Personaggi di rilievo sono anche Oswald Enyeter,
barbiere e anch’egli detenuto nel lager che tuttavia non subiva gli stessi trattamenti
e non veniva costretto ai lavori forzati in quanto praticasse un mestiere e Planton-Kati,
una donna con un ritardo mentale che nonostante partisse sin dall’inizio
svantaggiata, sopravvisse mangiando qualsiasi cosa e sopportando ogni atrocità
con la mente di un bambino. Il sue essere semplice, cruda, sprovvista dei
precetti inculcati dalla società le permetteva di cogliere meglio di tanti
altri la vera natura delle cose. Personaggi come Irma Pfeifer, Heidrun Gast,
Corina Marcu, Peter Schiel, Mitzi la muta rappresentano invece tutti coloro che
non ce l’hanno fatta, i morti di fame, gli assiderati, i cadaveri buttati nudi
nella neve perché “i morti non hanno bisogno di vestiti, quando i vivi
congelano” nel tentativo di scacciare e tenere lontana la morte.
In questo libro
l’autrice realizza anche una magistrale analisi psicologica della vita del
detenuto cominciando dal suo rapporto di comunione con il lavoro in quanto un
detenuto per poter sopravvivere non può pensare ad altro mentre lavora e si deve
identificare con quello che fa, descrivendo dolcemente la nostalgia di casa
come il posto dove una volta si era sazio e dipingendo in modo rude, secco il
respingimento di qualsiasi sentimento umano. Anni di tortura in cui l’unica
misura valida dice 1 colpo di pala = 1 grammo di pane, creano ossessioni,
delirio, angoscia, estraneità e fallimento interiore. Herta Muller dipinge
questi aspetti nei rapporti che si creano fra Leopold e la sua famiglia dopo il
suo ritorno, rapporti fatti di evasione, sguardi pietosi e domande mai fatte
che rafforzano la sua sensazione di solitudine.
L’altalena del
respiro è un libro complesso, unico e indimenticabile grazie al modo genuino,
poetico e allo stesso tempo realistico in cui l’autrice descrive non solo la
pesantezza del lavoro, le deprivazioni e la morte ma anche le sorgenti
psicologiche che governano, animano e allo stesso tempo reprimono la vita dei
reclusi in un processo di integrazione alienante.
Come lettrice io
preferisco i libri che mi possono insegnare qualcosa, che mi fanno scoprire
nuove cose, nuovi concetti, fatti di cui non ero a conoscenza perché adoro
leggere con la matita in mano prendendo appunti. L’altalena del respiro è un
libro perfetto per qualcuno che cerca la lettura attiva e quindi lo consiglio a
tutti coloro che cercano un libro che li arricchisca.
Libro disponibile anche in versione e-book
ENGLISH
Dear readers,
Today I am reviewing the book The Hunger Angel, a book that
won the German writer, born and raised in Romania, Herta Muller, the Nobel
Prize for literature. I remind you that I previously talked about the life of
this author in the post related to the review of the book "The fox was
already the hunter" and if you haven't read it yet or if you just want to
refresh your memory, you will find the article HERE.
The book The Hunger Angel talks about a little known event
that took place starting in the countries of the Communist bloc immediately
after the end of the Second World War and ending in pain, suffering and death
in the countries of the former Soviet Union. As early as January 1945, when the
war was not over yet but it was now obvious that Germany was defeated,
"Soviet general Vinogradov requested the Romanian government, in the name
of Stalin, that all Germans living in Romania be employed in the reconstruction
of Soviet Union destroyed by war. All men and women aged between seventeen and
forty-five were deported to Soviet forced labor camps ”. This is the book's
afterword, which the writer writes to better explain the context in which the
events of this book unfold. The writer's mother was one of many deportees. This
book is not a fictional book but a precious testimony as the main character
Leopold Auberg is built and created through the memories of Oskar Pastior, who
was also deported together with other citizens of German origin, in cattle
wagons, to the labor camps of former Soviet Union. This book tells about the
deprivations, hunger, pain, despair that Oskar Pastior shared and that Herta
Muller wrote down in four notebooks. This novel was supposed to be a
four-handed novel but in 2006 Oskar Pastior died suddenly leaving the writer
alone with their manuscripts and only the drafts for the text of some chapters.
From this point Herta Muller proceeds on her own and writes a powerful novel
with an unforgettable, impressive message that earns the appreciation of the
highest literary commission. To the strength of these confessions is added the
magnetism, metaphor, poetry and symbolism of Herta Muller's narrative and
together they create a realistic, sharp, gaunt and at the same time surreal and
obsessive novel. The main character of this book, Leopold Ausberg, together
with his antagonistic alter ego, "the angel of hunger", portray the
deprivations that life in a forced labor camp entails. In this way we discover
concepts such as "chronic hunger", the hunger that makes you sick of
hunger, which gives extraordinary powers to food, transforming it into the
master of man. Hunger as a "foreign power" doesn't look anyone in the
face, roommates steal each other's bread, a husband steals his wife's soup, one
eats everything not to die, the remains of the kitchen, potato skins, grass,
snow and even ants and worms. Only once you have reached the happiness of the
mouth one can hope for the happiness of the mind but in the camp there was
never happiness of the mind because there was hunger in everyone's mouth. After
having seen so many camp fellows dying of hunger, Leopold eats with so much
appetite even after so many years to avoid making himself want to die.
Leopold's relations with the other inmates begins already in the cattle wagon
that leads them to the camp where all individuality disappears and where they
are forced not to use regard to then culminate in a distrust that makes them
suspect each other. On this occasion I should mention characters like Trudi
Pelikan, a pretty young fellow from Leopold's village who is initially
described as a delicate flower and who maintains her modesty and composure even
after returning forever scarred from the lager, Tur Prikulitsch, an inmate like
all the others but just as happened in the Nazi camps he is elected kapo and in
this role he mistreats, steals and subjects the other prisoners to real torture
to obtain favors from the real commander of the lager, Sistvanenov. Another key
figure is Bea Zakel, also an inmate of the concentration camp but a friend and
later lover of Tur Prikulitsch who, despite participating with him in the abuse
of other inmates, has an eye for Leo. Notable personalities are also Oswald
Enyeter, a barber and also a prisoner in the lager who, however, did not
undergo the same treatments and was not forced into forced labor as he
practiced a profession and Planton-Kati, a woman with a mental retardation who
despite being disadvantaged from the start, she survived by eating anything and
enduring every atrocity with the mind of a child. Her being simple, raw, unprovided
of the precepts instilled by society allowed her to grasp the true nature of
things better than many others. Characters like Irma Pfeifer, Heidrun Gast,
Corina Marcu, Peter Schiel, Mitzi the mute instead represent all those who did
not make it, the starving, the frozen, the corpses thrown naked in the snow
because "the dead do not need clothing, when the living are freezing” in an
attempt to chase away and ward off death.
In this book, the author also carries out a masterful
psychological analysis of the life of the prisoner starting from his
relationship of communion with work as a prisoner in order to survive cannot
think of anything else while he works and must identify with what he does, by
describing gently the homesickness as the place where he was once satiated and
painting in a rough, sharp way the rejection of any human feeling. Years of
torture in which the only valid measure says 1 stroke of a shovel = 1 gram of
bread create obsessions, delirium, anguish, strangeness and inner failure.
Herta Muller paints these aspects in the relationships that are created between
Leopold and his family after his return, relationships made of escape, pitiful
looks and questions never asked that reinforce his feeling of loneliness.
The Hunger Angel is a complex, unique and unforgettable book
thanks to the genuine, poetic and at the same time realistic way in which the
author describes not only the heaviness of work, deprivation and death but also
the psychological sources that govern, animate and at the same time repress the
life of the inmates in a process of alienating integration.
As a reader, I prefer books that can teach me something,
that make me discover new things, new concepts, facts that I was not aware of
of because I love reading with a pencil in my hand, taking notes. The Hunger Angel
is a perfect book for someone looking for active reading and therefore I
recommend it to anyone looking for a book that can enrich them.
The book is available also in English translation and Ebook format
Recensione letteraria realizzata dopo aver letto il libro L'Altalena del respiro di Herta Muller; editore: Feltrinelli; Collana: Universale Economica; 2012
Literary review made after reading the book The Hunger Angel (italian version) by Herta Muller; publisher: Feltrinelli; Series: Universal Economic; 2012
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