Sunday, September 12, 2021

La Frontiera di Alessandro Leogrande - recensione letteraria / The Frontier by Alessandro Leogrande - literary review

 


Carissimi amici e lettori,

Oggi torno da voi con la recensione di un romanzo sconvolgente, doloroso e memorabile, il libro La Frontiera del compianto scrittore tarantino, Alessandro Leogrande. È l’ultimo libro che ho letto e anche se ho già recensito ma non ancora pubblicato sul blog, diversi altri libri, ho scelto, vista la situazione attuale nel mondo, di condividere subito le riflessioni di questo romanzo.

La Frontiera non è opera di finzione ma un reportage narrativo che riporta con precisione giornalistica il fenomeno complesso della migrazione sotto tutti i suoi aspetti: naufragi, disperazione, fuga, prigioni, dittature, trafficanti, baby-scafisti, ostilità. La Frontiera narra le storie di persone come Shorsh, in fuga dal Iraq e costretto ad abbandonare il suo amato Kurdistan per colpa del regime di Saddam, persone come Ali che scappa dalle violenze delle tribù di Darfour per finire nelle grinfie dei caporali dei campi di pomodori a Foggia, come Hamid, un giovane somalo sopravvissuto nel 2011 ad uno dei più grandi naufraghi architettato dalle truppe libiche, che dichiaravano il mar Mediterraneo aperto e organizzavano barche con migranti di colore solo per farle naufragare al largo delle coste libiche . Un’attenzione speciale viene dedicata ai profughi dell’Eritrea, persone in fuga da un regime oppressivo, totalitario, un regime che impone la leva militare obbligatoria indipendentemente da sesso o età della persona, una leva a tempo indeterminato. A parlare delle atrocità del regime di Isaias Afefewerki sono Syoum, R., Gabriel Tzeggai e tanti altri profughi che non hanno voluto lasciare un nome, neanche inventato o l’iniziale per paura di ripercussioni di un regime che ha agenti segreti ovunque e tentacoli velenosi su tutto il continente europeo. Le confessioni più sconvolgenti sono quelle di Syoum ed R. sopravvissuti a due dei naufraghi più disastrosi della storia, confessioni corroborate anche da personalità come don Mussie Zerai e Alganesh Fessaha che cercano con mezzi irrisori si strappare dalle grinfie dei malviventi i poveracci che finiscono nelle prigioni eritree come oggetto di ricatto per le famiglie o in mancanza di esse come carne da macello. È in questo contesto che leggiamo non solo di torture inimmaginabili ma anche di uccisioni allo scopo di far funzionare una rete molto articolata di traffico d’organi. Fa impressione scoprire che la maggior parte delle vittime dei più atroci naufragi nelle coste italiane sono eritrei ed etiopi, persone in fuga da paesi che precedentemente sono stati sotto occupazione italiana. La causa, spiegata puntualmente da Yvan Sagnet, è che a differenza dell’Africa occidentale sotto occupazione francese e tedesca dove sono state create delle colonie in grado di funzionare, il Corno d’Africa, sotto occupazione italiana e belga e in particolare in “triangolo italiano” (Eritrea, Etiopia e Somalia) è stato abbandonato in fretta e furia al momento della sconfitta bellica e lasciato in balia alle forze locali in una disorganizzazione totale che ha generato dittature.

L’elemento più intrigante di questo reportage narrativo è che l’autore ha seguito, ove possibile, le storie di questi profughi anche dopo aver raggiunto il suolo italiano. In pochi si sono soffermati in Italia, forse anche per via di certi elementi di propaganda politica oppure spaventati da casi di sevizie, pestaggi e torture perpetrati da carabinieri, personaggi come don Cesare Lodeserto e diversi mediatori culturali e membri del suo staff al centro Regina Pacis a San Foca oppure casi come l’assassinio di Muhammad Shahzad Khan a Roma, a Torpignattara, per mano di giovani istigati dall’odio dei genitori. La maggior parte sono andati oltre, si sono stabiliti in Germania o nel nord Europa dove le modalità di integrazione sono organizzate meglio, ma alcuni, come Shorsh o Gabriel Tzeggai, sono rimasti in Italia, conducendo una vita umile grazie ai loro negozi kebap o raccogliendo articoli e informazioni per la posterità. Devo comunque specificare che in questo contesto Leogrande non racconta solo i casi di discriminazione ma parla anche di persone come Costantino, Onder, Grazia o Alessandro che durante il naufragio a Lampedusa vicino alla costa dell’Isola dei Conigli, salvano e tirano fuori dall’acqua con le loro braccia più persone possibili, mettendo a rischio la loro vita. Di queste persone i sopravvissuti come Robert, Luam e Syoum parleranno a lungo con riconoscenza.

Le storie sono tante, perché Leogrande non si sofferma solo agli incidenti nelle acque italiane ma evoca anche il fenomeno migratorio in Grecia con gli incidenti a Patrasso e le violenze perpetrate dal partito Alba Dorata come anche la migrazione attraverso la rota dei Balcani. Sono storie di persone come Ahmad, Aamir e Ansori che rischiano la loro vita saltando sui traghetti o nascondendosi nei camion perché restando in paesi come Siria o Afganistan, la morte è più probabile del rischio di annegamento, asfissia o congelamento che minaccia la loro fuga nelle montagne dei Balcani rinchiusi in spazi angusti.

La maggior parte delle recensioni che ho letto online si concludono con frasi del capitolo “La violenza del mondo” dove l’autore analizza il dipinto di Caravaggio Il Martirio di san Matteo ma vista la situazione attuale in Afganistan, io preferirei concludere porgendo alla vostra attenzione alcune frasi del capitolo “Altri Arrivi”: “Se lo fanno, se continuano a scappare in massa, è perché stanno fuggendo da una violenza ancora più efferata. Dalla certezza della morte, o da quella di una vita non vissuta.”



ENGLISH

Dear friends and readers,

Today I return to you with the review of a shocking, painful and memorable novel, the book The Frontier by the late writer from Taranto, Alessandro Leogrande. It is the last book I read and although I have already reviewed but not yet published on the blog, several other books, I have decided, given the current situation in the world, to immediately share the reflections of this novel.

The Frontier is not a work of fiction but a narrative reportage that reports with journalistic precision the complex phenomenon of migration in all its aspects: shipwrecks, desperation, escape, prisons, dictatorships, traffickers, baby-smugglers, hostilities. The Frontier tells the stories of people like Shorsh, fleeing Iraq and forced to abandon his beloved Kurdistan because of the Saddam regime, people like Ali who escapes the violence of the tribes of Darfur to end up in the clutches of the foremen of the tomato fields in Foggia, like Hamid, a young Somali survivor in 2011 of one of the greatest shipwrecked by Libyan troops, who declared the Mediterranean sea open and organized boats with black migrants only to make them shipwreck off the Libyan coast. Special attention is paid to refugees from Eritrea, people fleeing an oppressive, totalitarian regime, a regime that imposes compulsory military service regardless of the person's gender or age, indefinitely. To talk about the atrocities of Isaias Afewerki's regime are Syoum, R., Gabriel Tzeggai and many other refugees who did not want to leave a name, not even invented or the initial letter for fear of repercussions of a regime that has secret agents everywhere and poisonous tentacles throughout the European continent. The most shocking confessions are those of Syoum and R. survivors of two of the most disastrous castaways in history, confessions also corroborated by personalities such as Don Mussie Zerai and Alganesh Fessaha who try with trifling means to pull off from the clutches of the criminals, the poor Eritrean people who end up in their prisons as an object of blackmail for families or in the absence of means, as meat for slaughter. It is in this context that we read not only of unimaginable torture but also of killings in order to operate a very complex network of organ trafficking. It is impressive to discover that most of the victims of the most atrocious shipwrecks on the Italian coasts are Eritreans and Ethiopians, people fleeing from countries that were previously under Italian occupation. The cause, promptly explained by Yvan Sagnet, is that unlike West Africa under French and German occupation where colonies capable of functioning were created, the Horn of Africa, under Italian and Belgian occupation and in particular in the "Italian triangle "(Eritrea, Ethiopia and Somalia) was abandoned in a hurry at the time of the war defeat and left to the mercy of local forces in a total disorganization that generated dictatorships.

The most intriguing element of this narrative reportage is that the author followed, where possible, the stories of these refugees even after reaching Italian soil. Few have stopped in Italy, perhaps also due to certain elements of political propaganda or frightened by cases of torture, beatings and agressions perpetrated by the carabinieri, by characters like Don Cesare Lodeserto and various cultural mediators and members of his staff at the Regina Pacis center in San Foca or cases such as the murder of Muhammad Shahzad Khan in Rome, in Torpignattara, at the hands of young people instigated by the hatred of their parents. Most have gone further, settled in Germany or northern Europe where integration arrangements are better organized, but some, like Shorsh or Gabriel Tzeggai, have remained in Italy, leading a humble life thanks to their kebap shops or collecting articles and information for posterity. However, I must specify that in this context Leogrande not only tells the cases of discrimination but also talks about people like Costantino, Onder, Grazia or Alessandro who during the shipwreck in Lampedusa near the coast of Isola dei Conigli, save and pull out of the water with their arms as many people as possible, putting their lives at risk. Of these people, survivors like Robert, Luam and Syoum will speak in the long run with gratitude.

The stories are many, because Leogrande not only focuses on the incidents in Italian waters but also evokes the migratory phenomenon in Greece with the incidents in Patras and the violence perpetrated by the Golden Dawn party as well as migration throughout the Balkan route. There are stories of people like Ahmad, Aamir and Ansori who risk their lives when jumping on ferries or hiding in trucks because by staying in countries like Syria or Afghanistan, death is more likely than the risk of drowning, asphyxiation or freezing which threatens their escape to the mountains of the Balkans locked up in tight spaces.

Most of the reviews I have read online end with sentences from the chapter "The violence of the world" where the author analyzes Caravaggio's painting, The Martyrdom of St. Matthew but given the current situation in Afghanistan, I would prefer to conclude by turning to your attention some sentences from the chapter “Other Arrivals”: “If they do, if they continue to flee massively, it is because they are fleeing from an even more brutal violence. From the certainty of death, or from that of a life not lived."




*In questo articolo viene recensito il libro La Frontiera di Alessandro Leogrande, edizione Universale Economica Feltrinelli, 2019

* This article reviews the book La Frontiera by Alessandro Leogrande, Universal Economic Edition Feltrinelli, 2019



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43 comments:

  1. muy interesante, gracias por la reseña. Te mando un beso

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  2. Interessante !Non conosco questo libro, però, forse , lo leggerò. Mi farebbe piacere conoscere meglio le storie di queste persone , soprattutto cosa ne è di loro, una volta entrati in un altro paese. Mi rendo conto che è un libro crudo e molto duro, però credo che contribuisca a far luce su tante situazioni nascoste. Me lo segno ! Grazie. Buona giornata.

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    1. È proprio cosi. Sai, anche a me piacerebbe sapere di più sul destino di queste persone ma per chi è in fuga da una zone di guerre e persecuzione è importante restare anonimi e sotto i radar.

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  3. How many interesting books you read. I like social books with documentary storytelling. There are now so many refugees with a very difficult fate. And it is right that there are books that tell about their hard life. Thank you for sharing your impressions.

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    1. I couldn't have said it better myself. Thank you darling for sharing your mind.

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  4. Grazie cara, un libro che non conoscevo!

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    1. Mi fa piacere averti fatto scoprire un nuovo libro.

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  5. This sounds like a beautiful and touching read!
    xoxo
    Lovely
    www.mynameislovely.com

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  6. The issues in that book shipwrecks, desperation, escape, prisons, dictatorships, traffickers, baby-smugglers, hostilities seems like very universal themes to be honest. A wonderful review, thanks for sharing.

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    1. It depends form what part of the world you are looking at it. For the occidental Europe, this phenomenon was quite unusual and terrible because new for this moment in history.

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  7. Non conosco questo libro ma da come lo descrivi sembra molto interessante, lo acquisterò!

    www.admaiorasemper.website

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  8. It sounds like great, eye opening but at the same time difficult book to read.

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    1. It's the right description, you summerized my review perfectly.

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  9. Sicuramente un libro che fa riflettere, molto attuale. Complimenti x la tua recensione e x la sensibilità dimostrata. Un caro saluto

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    1. Hai colto in pieno l'essenza della mia recensione.

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  10. Very interesting book and great review! Thanks for sharing.

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  11. This comment has been removed by the author.

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  12. Great post dear, so nice and interesting, love it!

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    1. Thank you very much for your visit and comment.

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  13. Great review, thanks for sharing your thoughts.

    Ann
    https://roomsofinspiration.blogspot.com/

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  14. you always inspire me to read books flo!

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  15. Very inspiring review! Thanks a lot!

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  16. Nice decorative object, isn't it? Thank you for your visit.

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