Carissimi amici e lettori,
Oggi torno da voi
con la recensione di un romanzo sconvolgente, doloroso e memorabile, il libro
La Frontiera del compianto scrittore tarantino, Alessandro Leogrande. È l’ultimo
libro che ho letto e anche se ho già recensito ma non ancora pubblicato sul
blog, diversi altri libri, ho scelto, vista la situazione attuale nel mondo, di
condividere subito le riflessioni di questo romanzo.
La Frontiera non
è opera di finzione ma un reportage narrativo che riporta con precisione
giornalistica il fenomeno complesso della migrazione sotto tutti i suoi
aspetti: naufragi, disperazione, fuga, prigioni, dittature, trafficanti,
baby-scafisti, ostilità. La Frontiera narra le storie di persone come Shorsh,
in fuga dal Iraq e costretto ad abbandonare il suo amato Kurdistan per colpa
del regime di Saddam, persone come Ali che scappa dalle violenze delle tribù di
Darfour per finire nelle grinfie dei caporali dei campi di pomodori a Foggia,
come Hamid, un giovane somalo sopravvissuto nel 2011 ad uno dei più grandi
naufraghi architettato dalle truppe libiche, che dichiaravano il mar
Mediterraneo aperto e organizzavano barche con migranti di colore solo per
farle naufragare al largo delle coste libiche . Un’attenzione speciale viene
dedicata ai profughi dell’Eritrea, persone in fuga da un regime oppressivo,
totalitario, un regime che impone la leva militare obbligatoria indipendentemente
da sesso o età della persona, una leva a tempo indeterminato. A parlare delle
atrocità del regime di Isaias Afefewerki sono Syoum, R., Gabriel Tzeggai e
tanti altri profughi che non hanno voluto lasciare un nome, neanche inventato o
l’iniziale per paura di ripercussioni di un regime che ha agenti segreti
ovunque e tentacoli velenosi su tutto il continente europeo. Le confessioni più
sconvolgenti sono quelle di Syoum ed R. sopravvissuti a due dei naufraghi più
disastrosi della storia, confessioni corroborate anche da personalità come don
Mussie Zerai e Alganesh Fessaha che cercano con mezzi irrisori si strappare
dalle grinfie dei malviventi i poveracci che finiscono nelle prigioni eritree
come oggetto di ricatto per le famiglie o in mancanza di esse come carne da
macello. È in questo contesto che leggiamo non solo di torture inimmaginabili ma
anche di uccisioni allo scopo di far funzionare una rete molto articolata di
traffico d’organi. Fa impressione scoprire che la maggior parte delle vittime
dei più atroci naufragi nelle coste italiane sono eritrei ed etiopi, persone in
fuga da paesi che precedentemente sono stati sotto occupazione italiana. La
causa, spiegata puntualmente da Yvan Sagnet, è che a differenza dell’Africa
occidentale sotto occupazione francese e tedesca dove sono state create delle
colonie in grado di funzionare, il Corno d’Africa, sotto occupazione italiana e
belga e in particolare in “triangolo italiano” (Eritrea, Etiopia e Somalia) è
stato abbandonato in fretta e furia al momento della sconfitta bellica e
lasciato in balia alle forze locali in una disorganizzazione totale che ha generato
dittature.
L’elemento più
intrigante di questo reportage narrativo è che l’autore ha seguito, ove
possibile, le storie di questi profughi anche dopo aver raggiunto il suolo
italiano. In pochi si sono soffermati in Italia, forse anche per via di certi
elementi di propaganda politica oppure spaventati da casi di sevizie, pestaggi
e torture perpetrati da carabinieri, personaggi come don Cesare Lodeserto e diversi
mediatori culturali e membri del suo staff al centro Regina Pacis a San Foca
oppure casi come l’assassinio di Muhammad Shahzad Khan a Roma, a Torpignattara,
per mano di giovani istigati dall’odio dei genitori. La maggior parte sono
andati oltre, si sono stabiliti in Germania o nel nord Europa dove le modalità
di integrazione sono organizzate meglio, ma alcuni, come Shorsh o Gabriel
Tzeggai, sono rimasti in Italia, conducendo una vita umile grazie ai loro
negozi kebap o raccogliendo articoli e informazioni per la posterità. Devo
comunque specificare che in questo contesto Leogrande non racconta solo i casi
di discriminazione ma parla anche di persone come Costantino, Onder, Grazia o
Alessandro che durante il naufragio a Lampedusa vicino alla costa dell’Isola
dei Conigli, salvano e tirano fuori dall’acqua con le loro braccia più persone
possibili, mettendo a rischio la loro vita. Di queste persone i sopravvissuti
come Robert, Luam e Syoum parleranno a lungo con riconoscenza.
Le storie sono
tante, perché Leogrande non si sofferma solo agli incidenti nelle acque
italiane ma evoca anche il fenomeno migratorio in Grecia con gli incidenti a
Patrasso e le violenze perpetrate dal partito Alba Dorata come anche la
migrazione attraverso la rota dei Balcani. Sono storie di persone come Ahmad, Aamir
e Ansori che rischiano la loro vita saltando sui traghetti o nascondendosi nei
camion perché restando in paesi come Siria o Afganistan, la morte è più
probabile del rischio di annegamento, asfissia o congelamento che minaccia la
loro fuga nelle montagne dei Balcani rinchiusi in spazi angusti.
La maggior parte delle recensioni che ho letto online si concludono con frasi del capitolo “La violenza del mondo” dove l’autore analizza il dipinto di Caravaggio Il Martirio di san Matteo ma vista la situazione attuale in Afganistan, io preferirei concludere porgendo alla vostra attenzione alcune frasi del capitolo “Altri Arrivi”: “Se lo fanno, se continuano a scappare in massa, è perché stanno fuggendo da una violenza ancora più efferata. Dalla certezza della morte, o da quella di una vita non vissuta.”
ENGLISH
Dear friends and readers,
Today I return to you with the review of a shocking, painful and memorable novel, the book The Frontier by the late writer from Taranto, Alessandro Leogrande. It is the last book I read and although I have already reviewed but not yet published on the blog, several other books, I have decided, given the current situation in the world, to immediately share the reflections of this novel.
The Frontier is not a work of fiction but a narrative reportage that reports with journalistic precision the complex phenomenon of migration in all its aspects: shipwrecks, desperation, escape, prisons, dictatorships, traffickers, baby-smugglers, hostilities. The Frontier tells the stories of people like Shorsh, fleeing Iraq and forced to abandon his beloved Kurdistan because of the Saddam regime, people like Ali who escapes the violence of the tribes of Darfur to end up in the clutches of the foremen of the tomato fields in Foggia, like Hamid, a young Somali survivor in 2011 of one of the greatest shipwrecked by Libyan troops, who declared the Mediterranean sea open and organized boats with black migrants only to make them shipwreck off the Libyan coast. Special attention is paid to refugees from Eritrea, people fleeing an oppressive, totalitarian regime, a regime that imposes compulsory military service regardless of the person's gender or age, indefinitely. To talk about the atrocities of Isaias Afewerki's regime are Syoum, R., Gabriel Tzeggai and many other refugees who did not want to leave a name, not even invented or the initial letter for fear of repercussions of a regime that has secret agents everywhere and poisonous tentacles throughout the European continent. The most shocking confessions are those of Syoum and R. survivors of two of the most disastrous castaways in history, confessions also corroborated by personalities such as Don Mussie Zerai and Alganesh Fessaha who try with trifling means to pull off from the clutches of the criminals, the poor Eritrean people who end up in their prisons as an object of blackmail for families or in the absence of means, as meat for slaughter. It is in this context that we read not only of unimaginable torture but also of killings in order to operate a very complex network of organ trafficking. It is impressive to discover that most of the victims of the most atrocious shipwrecks on the Italian coasts are Eritreans and Ethiopians, people fleeing from countries that were previously under Italian occupation. The cause, promptly explained by Yvan Sagnet, is that unlike West Africa under French and German occupation where colonies capable of functioning were created, the Horn of Africa, under Italian and Belgian occupation and in particular in the "Italian triangle "(Eritrea, Ethiopia and Somalia) was abandoned in a hurry at the time of the war defeat and left to the mercy of local forces in a total disorganization that generated dictatorships.
The most intriguing element of this narrative reportage is that the author followed, where possible, the stories of these refugees even after reaching Italian soil. Few have stopped in Italy, perhaps also due to certain elements of political propaganda or frightened by cases of torture, beatings and agressions perpetrated by the carabinieri, by characters like Don Cesare Lodeserto and various cultural mediators and members of his staff at the Regina Pacis center in San Foca or cases such as the murder of Muhammad Shahzad Khan in Rome, in Torpignattara, at the hands of young people instigated by the hatred of their parents. Most have gone further, settled in Germany or northern Europe where integration arrangements are better organized, but some, like Shorsh or Gabriel Tzeggai, have remained in Italy, leading a humble life thanks to their kebap shops or collecting articles and information for posterity. However, I must specify that in this context Leogrande not only tells the cases of discrimination but also talks about people like Costantino, Onder, Grazia or Alessandro who during the shipwreck in Lampedusa near the coast of Isola dei Conigli, save and pull out of the water with their arms as many people as possible, putting their lives at risk. Of these people, survivors like Robert, Luam and Syoum will speak in the long run with gratitude.
The stories are many, because Leogrande not only focuses on the incidents in Italian waters but also evokes the migratory phenomenon in Greece with the incidents in Patras and the violence perpetrated by the Golden Dawn party as well as migration throughout the Balkan route. There are stories of people like Ahmad, Aamir and Ansori who risk their lives when jumping on ferries or hiding in trucks because by staying in countries like Syria or Afghanistan, death is more likely than the risk of drowning, asphyxiation or freezing which threatens their escape to the mountains of the Balkans locked up in tight spaces.
Most of the reviews I have read online end with sentences from the chapter "The violence of the world" where the author analyzes Caravaggio's painting, The Martyrdom of St. Matthew but given the current situation in Afghanistan, I would prefer to conclude by turning to your attention some sentences from the chapter “Other Arrivals”: “If they do, if they continue to flee massively, it is because they are fleeing from an even more brutal violence. From the certainty of death, or from that of a life not lived."
*In questo articolo viene recensito il libro La Frontiera di Alessandro Leogrande, edizione Universale Economica Feltrinelli, 2019
* This article reviews the book La Frontiera by Alessandro Leogrande, Universal Economic Edition Feltrinelli, 2019
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Thanks for your review:)
ReplyDeleteThank you for passing by.
DeleteGrazie per avermi fatto scoprire questo libro!!
ReplyDeleteThe world of a vet
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Grazie a te per la visita e per il commento.
Deletemuy interesante, gracias por la reseña. Te mando un beso
ReplyDeleteThank you very much dear.
DeleteInteressante !Non conosco questo libro, però, forse , lo leggerò. Mi farebbe piacere conoscere meglio le storie di queste persone , soprattutto cosa ne è di loro, una volta entrati in un altro paese. Mi rendo conto che è un libro crudo e molto duro, però credo che contribuisca a far luce su tante situazioni nascoste. Me lo segno ! Grazie. Buona giornata.
ReplyDeleteÈ proprio cosi. Sai, anche a me piacerebbe sapere di più sul destino di queste persone ma per chi è in fuga da una zone di guerre e persecuzione è importante restare anonimi e sotto i radar.
DeleteHow many interesting books you read. I like social books with documentary storytelling. There are now so many refugees with a very difficult fate. And it is right that there are books that tell about their hard life. Thank you for sharing your impressions.
ReplyDeleteI couldn't have said it better myself. Thank you darling for sharing your mind.
DeleteGrazie cara, un libro che non conoscevo!
ReplyDeleteMi fa piacere averti fatto scoprire un nuovo libro.
DeleteThis sounds like a beautiful and touching read!
ReplyDeletexoxo
Lovely
www.mynameislovely.com
It is in fact a very touching read.
DeleteThe issues in that book shipwrecks, desperation, escape, prisons, dictatorships, traffickers, baby-smugglers, hostilities seems like very universal themes to be honest. A wonderful review, thanks for sharing.
ReplyDeleteIt depends form what part of the world you are looking at it. For the occidental Europe, this phenomenon was quite unusual and terrible because new for this moment in history.
DeleteNon conosco questo libro ma da come lo descrivi sembra molto interessante, lo acquisterò!
ReplyDeletewww.admaiorasemper.website
Spero tu ti possa trovare bene leggendolo.
DeleteIt sounds like great, eye opening but at the same time difficult book to read.
ReplyDeleteIt's the right description, you summerized my review perfectly.
DeleteSounds fantastic ❤
ReplyDeleteThank you for your visit and comment.
DeleteSicuramente un libro che fa riflettere, molto attuale. Complimenti x la tua recensione e x la sensibilità dimostrata. Un caro saluto
ReplyDeleteHai colto in pieno l'essenza della mia recensione.
DeleteVery interesting book and great review! Thanks for sharing.
ReplyDeleteThank you for your visit and comment.
DeleteAmazing review dear, thanks for sharing!
ReplyDeleteHome Chic Club
Thank you for your visit and comment.
DeleteThis comment has been removed by the author.
ReplyDeleteHi friend, hope you're fine.
DeleteGreat post dear, so nice and interesting, love it!
ReplyDeleteThank you very much for your visit and comment.
DeleteGreat review, thanks for sharing your thoughts.
ReplyDeleteAnn
https://roomsofinspiration.blogspot.com/
Thank you for your visit and comment dear.
Deleteyou always inspire me to read books flo!
ReplyDeleteI am so glad to hear that...
DeleteOh very nice book darling
ReplyDeleteI am glad you liked it.
DeleteOh very interesting book
ReplyDeleteThanks.
DeleteVery inspiring review! Thanks a lot!
ReplyDeleteThank you very much.
DeleteNice decorative object, isn't it? Thank you for your visit.
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